domenica 12 marzo 2017

Metaforicamente


“ Il Beaubourg è un'enorme scatola meccanica industriale. [...] Il nuovo museo di Amsterdam invece è prima di tutto un edifico metafora (è dichiaratamente una grande nave) e "secondariamente" è anche un edificio che funziona. Che cosa è avvenuto in questi trent'anni?
È avvenuto che il mondo, e gli architetti se ne stanno rendendo conto, è mutato e che siamo nell'epoca delle informazioni, nel pieno della Rivoluzione Informatica. E l'epoca informatica funziona non più per messaggi assertivi, causa effetto, ma per messaggi metaforici, traslati. Un edifico non è più buono solo se funziona ed è efficiente, insomma se è una macchina, ma deve dire e dare di più. Tra l'altro quando serve, anche simboli. “



In questo paragrafo ho trovato particolarmente ''ispiratore'' il concetto di MESSAGGIO METAFORICO. Partiamo dalla base. Che cos'è la metafora?

Secondo la Treccani:

Considerata la ‘regina’ delle figure retoriche, la metafora (dal gr. μεταφορά «trasferimento», in lat. translatio) è un tropo, cioè un sovvertimento di significato, rispetto al significato proprio, di due parole o segmenti discorsivi. “



La metafora è uno strumento, che è stato applicato in ambito politico, filosofico, storico, artistico, architettonico, cinematografico... addirittura nella danza!

In ognuno di questi ambiti rompe l'omogeneità della pura rappresentazione concettuale, per ampliare e spaziare il più possibile la gamma di significati che possono essere espressi.

Pensando alla filosofia mi ritorna in mente una frase che mi è particolarmente rimasta impressa

''Le metafore interrompono il percorso verso l'astrazione insinuandosi in esso per sostituirvi un diverso piano di significazione caratterizzato dall'impiego di immagini, la cui funzione sembra essere quella di offrire un equivalente concreto dell'analisi.'' Esistono tantissimi esempi che ci spiegano quanto e per quanto tempo la metafora è stato uno dei problemi principali dei filosofi. Possiamo pensare a Charles Bally ( anche se era un linguista esperto in fraseologia ) che sosteneva quanto complicata potesse essere l'astrazione del concetto puro in un contesto più ampio. Noi infatti tendiamo a fermarci all'esperienza sensibile, quella che percepiamo nell'immediato, senza riuscire a volte a capire l'essenza delle cose. Filosofi come Nietzsche hanno basato i loro scritti sulla metafora. Pensando a “ Così parlo Zarathustra “ mi torna in mente il sottotitolo “ Un libro per tutti e per nessuno “ ( rimandando cosi all'esempio della pubblicità ). In quest'opera il filosofo mostra tutta la sua avversione verso concetti come democrazia, ma anche contro il Cristianesimo e la metafisica, mentre esprime il concetto della fondazione puramente metaforica di qualsiasi concetto e della morale stessa. Tanto per fare un esempio il suo concetto di Superuomo è stato molto dibattuto ed esistono una varietà infinita di interpretazioni, la maggioranza dei commentatori sostiene che proprio questo concetto sia metafora della superiorità dell'uomo-filosofo sull'uomo comune, esistono anche interpretazioni che sostengono il legame con il nazismo, o con l'ideale di società schiavistica.

Ma proprio questo è il nesso. La possibilità di avere la libertà di interpretazione, la possibilità di poter formulare una nostra idea ed una nostra traduzione.

Avvicinandoci al mondo dell'architettura trovo molto interessante anche delineare la funzione dell'arte nella sua definizione di metafora stessa.

Con l'arte astratta ad esempio noi effettuiamo un approccio fenomenologico con la sua realtà, con lo scopo di cogliere quella che per noi ne è l'essenza, che sarà variabile, dinamica, mai ferma ad un concetto solo. Sia l'arte astratta che la filosofia quindi rimandano a una rappresentazione simbolica della realtà che possono contenere tanti significati diversi che noi interpretiamo in maniera differente a seconda del nostro essere e del nostro vivere.

L'arte astratta infatti, non permette di vedere le cose in maniera oggettiva o concreta, ma attiva la nostra immaginazione come ad esempio succedeva agli artisti espressionisti, che interiorizzavano la realtà che li circondava e la riproducevano secondo le loro sensazioni.

Essa quindi rappresenta in sintesi la metafora della realtà stessa.

Anche se non parliamo di arte astratta, mi viene da pensare alla performance di Joseph Beuys “ I like America and America likes me “ del 1974: l'artista si fece chiudere per tre giorni in una gabbia insieme ad un coyote. L'obiettivo era quello di rappresentare ( metaforicamente, ma anche un po' materialmente ) l'umanità e l'animalità, ossia razionalità e impulsività, ragione ed istinto.

 
Ma arriviamo alla conclusione e quindi alla ripresa del tema dell'architettura. Anch'essa si configura come metafora della realtà in quanto è metafora dello spazio e della costruzione ( citando Amistadi ). Come detto anche a lezione, l'architettura ha superato la fase che lega la sua esistenza allo scopo di rappresentare, come poteva essere nel gotico dove, ad esempio, gli architetti si ingegnarono per trovare un modo per realizzare cattedrali altissime, superando i limiti fino ad allora conosciuti, solo per impressionare il popolo, per incutere il timore di Dio, per rappresentare quindi la sua grandezza e la sua altezza. Inoltre non serve più solo a “funzionare”, ci si distacca quindi solo dallo scopo funzionalistico ma informa, esprime un concetto, si distacca dallo stretto funzionalismo o dal mero rappresentare. Diviene quindi difficile quindi definire il confine tra architettura e più genericamente “altro” non è più una costruzione, ma diventa espressione di qualcosa che va oltre l'edificio in se. L'architettura diventa quindi anch'essa metafora di un significato, di un'informazione.

Cino Zucchi, in una conversazione avuta con Steven Holl spiega però come un approccio esclusivamente fenomenologico, una distinzione troppo netta tra esterno/interno, può talmente plasmare la realtà di un edificio da cadere nell'incomunicabilità, creando difficoltà di lettura dello stesso, eliminando quindi le tipiche convenzioni che sono utilizzate in architettura.

In conclusione, un esempio di architettura che rimanda al concetto di simbolo e metafora penso possa essere il Museo Soumaya di Città del Messico, un progetto di Fernando Romero. Anch'esso come il Guggenheim di Bilbao è stato costruito su un'ex area industriale, ed anch'esso è diventato simbolo di una società profondamente divisa e diversa di Città del Messico. Infatti questa è stata un'opera che ha creato un simbolo comune, un'identità per la popolazione. Anch'esso è un edificio complesso, con centinaia di variazioni di forme e misure che mantiene una grande distinzione tra esterno/interno infatti guardandolo non riusciamo a capirne l'aspetto distributivo e funzionale. L'intenzione di Romero era quella di simbolizzare l'efficienza strutturale e la culto del lavoro che hanno le api nel costruire il loro alveare. Ecco che ritroviamo anche qui il simbolo, questa volta in due aspetti: il primo in quanto simbolo di un popolo, il secondo in quanto simbolo di un'ideale.


Bibliografia

  1. SAGGIO A. La via dei simboli, arch'it, 15/12/2000
  2. ENCICLOPEDIA TRECCANI, Metafora

Sitografia



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